giovedì 16 gennaio 2014

Ottimismo sull'economia americana....fiducia sulle borse europee!



Il continuo e costante miglioramento della congiuntura globale - soprattutto quella americana - è la causa della recente abitudine degli analisti economici a variare in positivo le proprie convinzioni e le previsioni per l’immediato futuro.

Dopo il Fondo Monetario Internazionale anche la Banca Mondiale ha deciso di alzare le stime sulla crescita, in via di consolidamento e predominante sulle incertezze legate all'inizio del "tapering" in Usa, sul tenue allentamento delle economie emergenti e sulle lente riforme europee.

La revisione delle stime per il 2014 porta la crescita mondiale sopra il tetto del 3% - il valore registrato nel 2013 è stato pari al 2.4% - e se da una parte tranquillizza lo stato di salute degli Stati Uniti e del Giappone, ciò che rende perplesso l’istituto è la debolezza dell'Eurozona nel suo complesso, seppure in evidente miglioramento rispetto all’ultimo biennio con un apporto dell’1.1% dagli irrisori numeri del 2013, ma soprattutto l'incapacità della Germania di essere la reale forza trainante dell’intero Continente.

A tal proposito la pubblicazione del Pil tedesco mostra un rallentamento rispetto al 2013 (+0.4% rispetto al +0.7%) e un dato leggermente inferiore rispetto alle attese, in conseguenza di un’incidenza minore delle esportazioni, da sempre volano dell’economia teutonica.

La Germania, infatti, non potendo contare su un rilevante contributo dai Paesi limitrofi a causa della crisi che ha condizionato i consumi interni e nell’area, ha dovuto subire un effetto negativo sul Pil da parte della bilancia commerciale, fortunatamente compensato dalle spese private e da quelle federali.

In detto contesto, il parziale storno sui mercati asiatici ed americani di inizio settimana è stato prontamente recuperato grazie al movimento azionario successivo alla pubblicazione delle vendite al dettaglio Usa e soprattutto con l’inizio della “stagione degli utili”, che conferma il buon momento degli istituti finanziari - con qualche eccezione - e delle multinazionali statunitensi.

Ciò ha consentito agli indici americani di riportarsi prontamente sugli stessi valori di inizio anno, mentre i mercati europei non hanno neppure risentito del movimento negativo registrato oltreoceano, proseguendo senza sosta il trend iniziato mesi fa e destinato a continuare per altro tempo ancora. 

In Italia, intanto, il brusco calo dei consumi nel 2013 – le spese sono scese del 9% nel nostro Paese negli ultimi cinque anni secondo uno studio della Coldiretti – ha spinto il tasso d’inflazione medio all’1.2% rispetto al 3% del 2012, tornando ai valori minimi del 2009.

Tale dato, però, potrebbe rappresentare la "base" e cioè un livello minimo da cui ripartire: è probabile - come evidenziato dalle prime verifiche delle Associazioni specializzate relativamente alle vendite della stagione di saldi in corso - che i buoni volumi ed un trend di consumi in leggera crescita possano indicare un primo punto di svolta anche per la nostra asfittica crescita economica.

Rimane ancora molta strada da fare in termini di riforme, investimenti e tagli, ma i mercati sembrano convinti che il peggio possa essere effettivamente ormai alle spalle. 

venerdì 15 novembre 2013

Da Oriente ad Occidente: la via delle riforme



In questi giorni i mercati finanziari asiatici attendevano con ansia l’esito del Terzo Plenum del Comitato centrale del partito comunista per comprendere meglio gli obiettivi e gli strumenti da utilizzare per consentire al colosso cinese di proseguire l’espansione che negli ultimi trent’anni  ha spinto il Pil nazionale da un valore di circa 60 miliardi di dollari del 1979 ai 9 mila miliardi del 2012.

Ci si attendeva un piano più dettagliato, mentre la sintesi del lungo incontro affida al “mercato” il ruolo primario nella redistribuzione delle risorse.

I punti chiave del nuovo progetto economico che si concluderà nel 2020 sono la promozione della riforma delle terre agricole e la ridefinizione del sistema fiscale con una piano di redistribuzione del reddito, mentre non si entra nello specifico dei cambiamenti nel sistema bancario, della tassazione, del welfare, della convertibilità della propria valuta e dell’abbandono del sistema del figlio unico.

L’assenza di un piano minuzioso ha immediatamente penalizzato le borse, soprattutto quella cinese, di fatto togliendo uno dei potenziali elementi capaci di avviare un rally degli indici dei Paesi Emergenti, che nell’ultimo anno non sono riusciti a seguire i guadagni realizzati invece in America, Europa e soprattutto Giappone che, grazie all'Abenomics e cioè alla ricetta del Primo Ministro Abe, è riuscito a risollevarsi dopo 15 anni di deflazione, stagnazione economica e torpore finanziario.

Le stesse riforme dovranno essere completate in Europa – certamente con obiettivi economici differenti e riferimenti sociali più avanzati – che ancora risulta vulnerabile agli occhi internazionali, in considerazione dell’assenza di una coesione economico-sociale e di una stabilità delle finanze pubbliche.

Tutto ciò è racchiuso nel messaggio di allarme lanciato dal premio Nobel Stiglitz visto che, con tutta probabilità, nel Vecchio Continente si riuscirà ad attuare nel breve solo interventi minori e limitati.

L’unione bancaria è un obiettivo possibile, meno gli “eurobond”; il parziale allentamento dell’austerity è ormai divenuto non improbabile, meno il dimezzamento della disoccupazione dell’area; investire in istruzione e innovazione tecnologia è un obiettivo comune e realizzabile, ma difficile credere di poterlo perseguire con riforme a livello solo embrionale e ancora di scarso impatto sui conti degli Stati.

Da Oriente ad Occidente è evidente l’ambizione di due colossi economici tanto diversi tra loro ma, soprattutto, equidistanti dalla politica monetaria e fiscale statunitense, incentrata più sulle necessità di breve periodo che su macro riforme.

In America, nonostante la situazione macro-economica sia positiva a dispetto di un mercato del lavoro ancora sotto pressione, la scelta espansiva rimane inalterata, il cosiddetto 'tapering' non è stato ancora avviato e l'arrivo della Yellen a capo della FED non potrà che essere garanzia di ulteriori stimoli di breve e di tassi fermi ancora per molto tempo, a riprova della volontà di sostenere direttamente e a lungo la finanza americana.

Tuttavia, gli Stati Uniti, pur godendo di un vantaggio competitivo accumulato in decenni trascorsi al comando dell’economia mondiale, continuano a sottovalutare i rischi evidenziatisi con il “crack Lehman”  ed a ritardare una riforma trasparente del “mercato”, quello che oggi sembra guida e che domani potrebbe diventare improvvisamente qualcosa di incontrollabile.

martedì 5 novembre 2013

Cancellieri: la cultura del sospetto, le convenienze politiche e le oltraggiose dimissioni.



Nessuna delle forze politiche in Parlamento ha un 'oggettivo' motivo che spieghi una difesa agguerrita o un attacco veemente nei confronti del Ministro Cancellieri, ma esistono situazioni di convenienza che non possono essere trascurate.
Da una parte il Pdl, nonostante la maggior parte dei ‘giornali di famiglia’ non sia del tutto d’accordo, ritiene utilitaristico prendere le difese del Ministro, in modo da attenuare i comportamenti passati di Berlusconi nella “vicenda Ruby” - ed in parte riabilitarlo - sottolineando la legittimità, per una carica importante come quella ricoperta dalla Cancellieri, dell'intervento nel "caso Ligresti", senza che ciò abbia comportato alcun abuso.  
Dall’altra il PD non vorrebbe allontanare dal Governo Letta uno dei Ministri con più spessore e maggiore esperienza e, attraverso una fronda pseudo-giustizialista, mostra una velata severità - utile a giustificare agli occhi della destra la posizione assunta dalla sinistra nei confronti del proprio leader - non riconducibile comunque ad una richiesta di dimissioni, ma solo di chiarimento.
L'unica e netta opposizione viene dal M5S, paladino del populismo ad ogni costo. Il Ministro ha sbagliato? Allora obbligo di dimissioni. Non importa che la Cancellieri abbia usato in tempi diversi - mai accaduto in passato - il bastone e la carota nel giudicare il comportamento del Corpo di Polizia, che abbia segnalato dal suo insediamento oltre 100 casi di disagio nelle prigioni italiane e che stia lavorando ad un riforma sociale e strutturale per migliorare il sistema carcerario nostrano.
Indipendentemente dalle posizioni politiche e nonostante il giudizio sulla scarcerazione di Giulia Ligresti sia stato ritenuto oggettivo dal Procuratore e dagli altri Organi interessati, è obbligatorio che il Ministro fughi i dubbi rimasti - sui legami con la famiglia Ligresti e sull'effettiva intercessione - in modo da non lasciare soprattutto se stessa in balia delle speculazioni di chi cerca un alibi per attaccare tutto e tutti o di chi spera di coprire le magagne dei predecessori con inganno e falsità.
Tuttavia, le dimissioni sarebbero state il gesto più appropriato, soprattutto se fossero giunte immediatamente, non per avallare un sospetto, ma per allontanarlo.
Nel resto del mondo ci si dimette per un senso di responsabilità, in attesa che le indagini rendano al popolo la verità. In Italia non succede, perché le dimissioni sono ritenute più una debolezza dei potenti che un obbligo morale nel rispetto delle Istituzioni.
E pensare che in mezzo ai tanti scandali che negli ultimi anni (Ruby, dissidente Ablyazov, ecc.) hanno avvolto il nostro Paese a pagare sia stata la sola Ministra Idem, l’unico Ministro tedesco della Repubblica italiana.

giovedì 31 ottobre 2013

Mercato obbligazionario: l'Italia al traino della Spagna - dal "Quotidiano" del 31 ottobre


Il dato relativo alla crescita del PIL spagnolo del terzo trimestre (+0.1%) sancisce l’uscita tecnica del Paese iberico dalla recessione e il contemporaneo sorpasso, con allungo, dei titoli obbligazionari su quelli italiani.

In una fase tanto incerta per i bond, sotto pressione in attesa di conoscere le mosse delle Banche Centrali, impegnate da una parte (Usa) a ridurre con gradualità gli acquisti di bond senza comportare shock sui mercati e dall’altra (Europa) a vigilare sulla ristrutturazione del sistema bancario, il rendimento delle obbligazioni decennali spagnole si appresta a scendere sotto la soglia del 4% (quelle italiane sono vicine al 4.2%), [...] consegnando agli investitori internazionali un “lido” più affidabile e redditizio.

Parallelamente al rally spagnolo, anche i titoli nostrani godono di un periodo favorevole, [...] in considerazione di una situazione meno rischiosa rispetto al recente passato. In primo luogo, le minacce di caduta del Governo sembrano ormai essere state "prezzate" dai mercati, che le ritengono non più come un rischio rilevante e comunque arginabili nel breve periodo.

In più, lo stress test a cui saranno sottoposte le banche italiane, alla lunga, non offrirà sorprese di rilievo per le big, ma potrebbe richiedere ricapitalizzazioni soltanto per i piccoli istituti [...] e sacrifici per i cosiddetti “shareholders” (detentori primari di quote di capitale e di debito) in sintonia con le richieste della Germania, l’ala più critica dell’Unione Europea.

Altre notizie positive, poi, giungono dalle aste di Ctz e Bot semestrali sottoscritte totalmente dagli investitori istituzionali; il Tesoro ha bissato il successo ottenuto recentemente con l’emissione di Btp a 5 e 10 anni e grazie alla discesa della cedola del titolo quinquennale sotto la soglia psicologica del 3% - livello raggiunto l’ultima volta a maggio - mostra una rinnovata affidabilità del nostro Paese agli occhi esteri.

Altra conferma arriva dai fondi pensione tedeschi che, dopo due anni di assenza, [...] hanno iniziato ad acquistare Bot in asta (seppure con un rendimento non eccezionale dello 0.6%), confermando un cambiamento di approccio internazionale nei confronti dei titoli italiani.

A dispetto di un mercato dei bond periferici complessivamente in ripresa, rimane una maggiore fiducia nella Spagna rispetto all’Italia, in conseguenza di riforme che nel primo caso sembrano avere avuto un’iniziale efficacia, non invece riscontrabile nel nostro Paese. [...]

Pertanto, sembra difficile credere ad un pronto risorpasso dei bond italiani su quelli spagnoli, almeno fino a che la ripresa non si trasformi da “finanziaria” a “reale”.

giovedì 24 ottobre 2013

Mercati: pausa di riflessione? - dal 'Quotidiano' del 25 ottobre



Dopo settimane di rialzi le borse europee sembrano essere vicine ad una pausa, in attesa di conoscere gli eventi futuri e di valutare i rischi annessi.

L’elemento che ha condizionato questa iniziale correzione è la pubblicazione del dato mensile sui posti di lavori creati negli Stati Uniti: le 148 mila nuove assunzioni hanno spiazzato gli analisti, che attendevano una crescita molto vicina alle 200 mila unità.

L’immediata reazione è stata positiva con un rialzo degli indici azionari di tutto il mondo, convinti da un condizionamento dell’azione della Federal Reserve dopo le notizie negative giunte dal mondo del lavoro. [...]

Ci si attende che il futuro Presidente Yellen continui ad inondare il mercato di liquidità, allontanando di qualche tempo l’attenuazione e la definitiva rimozione del “Quantitative Easing” ed a rinviare ulteriormente l’aumento dei tassi, previsto ad oggi per il 2015.

Anche lo “shutdown” delle attività federali, dopo la chiusura degli uffici per 16 giorni, [...] influenzerà la Fed, che in qualche modo dovrà compensare gli effetti negativi dell’estenuante scontro tra repubblicani e democratici per l’innalzamento del tetto del debito - quasi 24 miliardi di costo per le casse dello Stato - prendendosi altro tempo prima di lasciare l’economia libera di crescere senza aiuti.

Visto che i mercati si fidano più della Fed che dell'economia reale, [...] ecco spiegati i nuovi massimi registrati dagli indici oltreoceano, lasciando qualche punto interrogativo solo per le borse asiatiche ed europee. 

A preoccupare gli operatori, infatti, è giunto il forte deprezzamento del dollaro statunitense: è normale che un’aspettativa di tassi bassi ancora per molto tempo indebolisca la valuta di riferimento e, quindi, un conseguente rafforzamento delle valute asiatiche e dell’euro ha immediatamente depresso gli indici dei Paesi in questione.

Il timore, infatti, risiede nella perdita di competitività delle aziende europee e dei big esportatori giapponesi, che non potrà che riflettersi prima sui bilanci e poi sull’andamento degli indici azionari industriali.

Anche l’imminente supervisione che la BCE inizierà a breve e che per un anno terrà sotto osservazione l’intero sistema bancario del Vecchio Continente potrebbe rappresentare [...] un elemento di incertezza e, pertanto, non è da escludere che nel medio periodo il favore di cui godevano le azioni europee rispetto a quelle americane in termine di rendimento possa nuovamente capovolgersi, tornando a favorire gli Usa.

Al di là delle politiche di “turn over” ed in assenza di elementi esogeni fortemente distorsivi ogni apparente rallentamento  rappresenterà solo una pausa salutare per un mercato che attende ansioso il cosiddetto “rally di fine anno”.   

giovedì 17 ottobre 2013

Legge di Stabilità: manovra senza coraggio - da articolo pubblicato su "Il Quotidiano" del 17 ottobre



Come prevedibile ed in linea con la maggior parte delle “finanziarie” siglate nel nostro Paese anche la Legge di Stabilità presentata dal Governo Letta mostra scarso coraggio e poca incisività.

Tuttavia era difficile attendersi di più perché la coperta è come sempre corta e le pressioni politiche e sociali sono una minaccia per un esecutivo in bilico e costretto a barcamenarsi tra posizioni differenti. [...]

Se positivi possono essere definiti concettualmente i soldi destinati al cuneo e agli sgravi fiscali, scarso può dirsi il ‘quantum’ e cioè il miliardo e mezzo destinato al taglio degli oneri, che poco restituirà ai lavoratori e poco inciderà sui bilanci delle aziende, che non riusciranno con tale intervento ad aumentare la propria competitività.

Dal punto di vista del singolo cittadino i soldi in busta paga non compenseranno minimamente l’arrivo della nuova “service tax” (Trise) che ingloberà Imu, Tares e Tarsu e che dovrebbe valere poco meno di 400 euro a famiglia.

I conti, però, si faranno alla fine quando si capirà come sarà strutturata la tassa tra effettivo utilizzo e discrezionalità degli enti comunali e considerando come i nostri politici valutano la ricchezza degli italiani – una proposta recente definiva “case di lusso” quelle con rendite superiori a 750 – non potrà che rivelarsi anche questa come un’ennesima stangata.

Gli altri interventi riguarderanno la Pubblica Amministrazione (turnover congelato fino al 2018 e ritocco degli straordinari), il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra 3 mila euro, l’aumento dei bolli sui conti [....] e la proroga degli “eco-bonus” energetici al 65%. [...] Tuttavia, nessuna delle risorse create verrà destinata alla crescita ed allo sviluppo in mancanza di un’azione incisiva ed estesa.

Se l’obiettivo è la riduzione della spesa intervenire sugli stipendi è riduttivo di fronte ad un taglio dei costi della “macchina Italia” mai neppure minimamente iniziato.

Se si vuole ridurre l’onere su imprese per incentivare le assunzioni e aiutare i lavoratori dipendenti bisogna aumentare gli sgravi per restituire quel ‘potere’ capace di arrivare direttamente ai consumi, osando negli interventi.

Inoltre, al di là delle analisi demagogiche, non c’è traccia di politiche atte a ridurre il debito e limitare l’evasione fiscale. [...] Il risultato è la nascita di manovre strutturalmente poco incisive, che da sempre i Governi attuano per tamponare i problemi di breve periodo con prelievi diretti o indiretti sui redditi dei lavoratori dipendenti e con tasse su chi possiede un immobile - ma che purtroppo su questo stesso ha un debito rilevante - e non su chi, invece, danneggia irreparabilmente la nostra economia.

In attesa di capire come questo testo (come sempre) cambierà, assistiamo all’ennesimo buco nell’acqua.

venerdì 11 ottobre 2013

Italia: politica, economia e mercati. Quanti controsensi. - da articolo pubblicato su "Il Quotidiano" del 10 ottobre



Dopo la fiducia ottenuta dal Governo Letta era auspicabile una fase di transizione in vista delle scadenze future e della chiusura dell’anno, ma gli improvvisi accadimenti economici e politici hanno rimescolato nuovamente le carte. [...] 

Le presunte “intromissioni” del Presidente del Consiglio sulle questioni interne al PdL, le polemiche scaturite dopo la tragedia di Lampedusa in merito alle legge sull’immigrazione ed in ultimo il richiamo di Napolitano sulla necessità di modificare le norme per garantire un trattamento dei detenuti nel rispetto dei principi umanitari, hanno contribuito a creare grande fermento all’interno del Parlamento.

Il futuro del centro-destra è ancora molto incerto e non è detto che la sconfitta di Berlusconi possa avere conseguenze limitate [...]. Pertanto, è ancora difficile da prevedere quale connotazione possa avere l’azione governativa da qui in avanti e, ancor di più, se la parte moderata del Pdl sia in grado di assumere posizioni meno rigide, anche in relazione a questioni sociali come le norme sull’immigrazione e la “questione carceraria”.

A ciò si aggiungono le non trascurabili divisioni all’interno della maggioranza di governo relative alla materia economica, alla quale anche dall’estero si guarda con sospetto.

I rischi legati alla situazione finanziaria di Alitalia, il taglio del rating di Telecom Italia, la necessità di una manovra che consenta al rapporto deficit/pil di rientrare sotto il 3% ed il possibile intervento sulle accise o sull’Imu sono argomenti delicati capaci di mettere in discussione persino la tenuta stessa del Governo e condizionare pericolosamente i giudizi delle Agenzie di rating. [...]

In mezzo a tanta incertezza appare quasi irrazionale ciò che accade sui mercati finanziari: la borsa italiana e soprattutto il comparto bancario continuano a registrare le migliori performance relative e ciò pare ancora più ingiustificabile se si considera che in America lo stallo sul “debt ceiling” ha portato la maggior parte degli operatori a vendere titoli statunitensi [...] cercando di limitare i rischi.

Il braccio di ferro tra repubblicani e democratici terminerà positivamente ma non è detto che per ottenere ciò si debba assistere ad uno shock che i mercati fanno fatica a prevedere ed a contenere.

In questa fase, quindi, la scelte di preferire l’Europa e le azioni dei Paesi periferici - e soprattutto l’Italia - appare motivato dalla sottoperformance di questi ultimi nei recenti anni, prima che un elemento esogeno dia una giustificazione a ciò che oggi appare inspiegabile.

Oliviero.it